Prezzi dei farmaci con obbligo di prescrizione: il posizionamento dell’Italia

Claudio Jommi

Dipartimento Scienze del Farmaco - Università degli Studi del Piemonte Orientale
Responsabile OSFAR - Osservatorio Farmaci CERGAS-SDA Università Bocconi, Milano


Scopo del presente studio è illustrare i risultati di un confronto internazionale tra prezzi dei farmaci effettuato dall’Osservatorio Farmaci del CERGAS Bocconi, elaborando dati forniti da IMS Health (Banca Dati MIDAS) riferiti ai primi 200 principi attivi a valori e consumi in Italia, negli altri principali Paesi UE (Regno Unito, Germania, Francia, Spagna) e in alcune Nazioni extra-europee (USA, Canada e Giappone). Lo studio si riferisce ad un campione di medicinali con obbligo di prescrizione (sono esclusi, quindi, i prodotti da banco e quelli per i quali non è previsto l’obbligo di ricetta, anche se non pubblicizzabili).
Il principale risultato di tale analisi comparata è che i prezzi dei farmaci in Italia, per i prodotti lanciati sul mercato internazionale dopo il 1990, sono generalmente inferiori agli altri paesi considerati. Tale risultato è da ascrivere, tra gli altri fattori, al maggiore controllo dei prezzi industriali, realizzato attraverso una contrattazione simultanea di prezzi e rimborsabilità dei medicinali, ai frequenti tagli diretti o indiretti di prezzo ed all’applicazione nel 2005 di uno sconto obbligatorio sul prezzo a carico delle imprese (4,12% sul prezzo al pubblico al lordo di IVA). Se invece si considerano tutti i farmaci (indipendentemente dall’anno di lancio sul mercato), il posizionamento dell’Italia è più incerto, modificandosi in funzione dell’indice utilizzato e del fatto che si considerino i prezzi industriali o i prezzi al pubblico: tendenzialmente i prezzi sono però più bassi di USA, Canada e Germania e più alti della Spagna; il confronto con Francia e Regno Unito è più sensibile agli indici di prezzo ed al livello di confronto. Anche tale risultato non è sorprendente, in quanto diversi principi attivi sono in Italia ancora oggi coperti da brevetto, mentre in altri paesi la copertura brevettuale è scaduta e la competitività sul mercato fuori brevetto maggiore.
Il secondo risultato è che i prezzi industriali tendono ad essere, nel confronto con altri paesi, tendenzialmente più bassi dei prezzi al pubblico. Un ruolo importante viene giocato in tal senso (i) dall’IVA sui farmaci etici, che in Italia (10%) è inferiore soltanto alla Germania (16%) e (ii) dallo sconto obbligatorio a carico delle imprese. Il ruolo della distribuzione è, invece, più incerto.
La presentazione dei risultati è preceduta da una sistematica descrizione delle principali problematiche metodologiche e del modo in cui tali criticità sono state affrontate dall’Osservatorio Farmaci. Tale quadro generale permette di evidenziare la complessità degli studi di comparazione internazionale dei prezzi, rendere esplicite le scelte metodologiche effettuate e, in particolare, illustra lo sforzo di conciliare il rigore nel metodo con la rappresentatività dei risultati.