La politica dei farmaci "genericabili" in Italia

Simone Ghislandi, Iva Krulichova, Livio Garattini

CESAV - Istituto Mario Negri, Ranica (BG)


Nel corso degli ultimi anni le politiche di contenimento della spesa farmaceutica in Italia si sono succedute con notevole frequenza, come del resto in molti altri Paesi dell'UE. Sembra che i vari sistemi europei stiano più o meno esplicitamente convergendo verso un modello di regolamentazione che si potrebbe definire "a due corsie". Da una parte, i prodotti considerati innovativi e sotto copertura brevettuale vengono immessi sul mercato a prezzi "negoziati" o "amministrati". Dall'altra, mediante i prodotti generici e gli schemi di Prezzo di Riferimento (PR), viene incentivata la competizione dei prezzi nell'ambito dei mercati dei principi attivi non più coperti da brevetto (i c.d. "genericabili").
Il mercato dei "genericabili" è ancora oggi molto ridotto in Italia, a causa del "retaggio storico" delle normative brevettuali nazionali approvate in passato. Peraltro, il dato attuale ancora più preoccupante è che i generici rappresentano una quota minima anche all'interno del gruppo dei "genericabili". L'interesse verso i generici deriva dalla loro capacità di innescare un meccanismo competitivo sui prezzi laddove la competizione non è mai di fatto esistita. Essi rappresentano, quindi, il "grimaldello" in grado di "scardinare" le posizioni di rendita dei prodotti di marca all'interno di uno schema di PR, in qualsiasi modo quest'ultimo venga definito, scoraggiando nel lungo periodo anche il ricorso a strategie commerciali, quali il "co-marketing", che generano tendenzialmente fenomeni di iperconsumo rispetto al reale bisogno di salute della popolazione.
In conclusione, la questione più urgente da affrontare sembra quella di differenziare sotto il profilo regolatorio le copie dai generici, introducendo incentivi allo sviluppo del mercato di questi ultimi. Appare del tutto naturale che il processo di "affinamento" delle politiche di regolazione, potenzialmente infinito, necessiti già di alcuni correttivi a poca distanza dall'introduzione delle prime riforme, ma va anche sottolineato come l'individuazione dei possibili punti deboli nell'attuale approccio non scalfisce minimamente i risultati positivi finora raggiunti; il presente articolo vorrebbe rappresentare una base di partenza per discutere i potenziali miglioramenti incrementali da apportare gradualmente allo schema esistente.